Il presidente del Municipio Roma XII, territorio al centro di una serie di scandali, decide di spiegare il punto di vista di chi vive e lavora accanto ai cittadini. “La burocrazia è la sintesi di Bizantini e Borbone, solo esperienza e tenacia portano risultati”. E a chi si candida per rivoluzionare la città manda a dire: “Un conto fare i programmi e l’altro realizzarli, ci sono ostacoli che nascono come garanzie ma diventano insormontabili”. Sulla casta: “Io giro in Smart e parlo tutti i giorni con i cittadini”
Pe recuperare una follia che ha voluto 1 milione di euro impegnati per la la realizzazione di una statua su una rotatoria, ci ha messo 4 anni. “Non abbiamo i soldi per le strade e qualcuno voleva una statua milionaria”. Per non parlare poi del corridoio della mobilità di Tor Pagnotta e del ponte sul Raccordo: “Il motivo è semplice: con un blitz la convenzione con chi doveva edificare l’area è stata cambiata e l’opera pubblica da “primaria” è stata considerata opera secondaria. Ora il costruttore quel ponte lo può realizzare quando vuole, non ha vincoli con l’amministrazione”. Pasquale Calzetta, 52 anni, presidente uscente del XII Municipio, quello che nel cuore nascondeva sino a poco tempo fa due campi nomadi, l’enclave dell’Eur Spa e il “miracolo” urbanistico della città che cresce verso sud a macchia d’olio, sceglie di lanciare un messaggio ai cittadini e ai candidati alle prossime elezioni: “Amministrare il territorio non è come chiacchierare, ci vuole pazienza, esperienza e soprattutto la consapevolezza che questo paese, questa città è la sintesi di regole che sono un misto tra i Bizantini e i Borboni”. Scusi Calzetta, così lei sostiene che è di fatto ingovernabile? “Io dico che è un conto fare i programmi e l’altro realizzarli. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e sono pochissimi quelli che si occupano di mare. Ogni giorno sento gli amici del 5 Stelle pronti a una rivoluzione: ebbene, devono sapere che il sistema è stato costruito con le giuste tutele che poi diventano ostacoli Speso insormontabili. La storia della statua da 1 milione di euro ne è la prova. Non dico che ci ho lavorato ogni giorno, ma tra atti, carte, lettere e controlettere tra Municipio e Comune ci ho messo quattro anni per definanziare quella convenzione. Capite cosa significa 4 anni per cancellare uno spreco?”.
Dica la verità. Dopo tre consiliature, una delle quali ai vertici, essere il presidente dell’Eur la fa sentire un po’ uno della casta? “Eddaje co’ sta casta. Senta, lei potrà anche non crederci ma mi accusano del contrario.. di essere anomalo. Io non sparisco come altri dopo le elezioni, chiamo persino la gente a casa. Giro in Smart come una trottola da Santa Palomba al Torrino e ogni venerdì dal primo giorno in cui sono stato eletto ho sempre aperto le porte dell’ufficio ai cittadini. Io sono qui perché mi hanno voluto loro, mica per grazia ricevuta. Un presidente di Municipio deve prendere le preferenze, non le chiacchiere. Mi permetta una digressione: il rapporto col territorio è la parte buona della politica. Cosa che non succede ai livelli più alti. I politici di Camera e Senato non sono misurabili nel rapporto con l’elettore, noi sì”. Se si parla di Eur vengo in mente subito due scandaletti freschi freschi: il corridoio della mobilità con i filobus fantasma e l’arresto di Riccardo Mancini e i “Punti verde qualità. Possibile che voi non via siate accorti di nulla? “Come prima. Se ha tempo e voglia di capire le spiego. In municipio quella roba neanche la vediamo. Il “corridoio” è stato un problema che abbiamo affrontato solo per definire i tempi dei cantieri e la viabilità. Non sono appalti “locali”. “Senta ma quel ritardo del ponte di Tor Pagnotta? Chi ha declassato l’opera? “Walter Veltroni. Noi stiamo solo trattando per convincere il concessionario a farla al più presto. A proposito: il 15 maggio apriremo la prima parte del corridoio. Finirà il tormento del traffico sulla Laurentina e si avranno 15 minuti al giorno di risparmio di tempo. Lo scriva per favore, ci sono automobilisti che ogni giorno affrontano l’inferno”.
E dopo il Municipio? “Direi il Campidoglio se mi voteranno”. Perché si sente bravo? “No, perché ho sudato nella palestra della buona politica che è il Municipio e ora sono pronto per utilizzare quest’esperienza”. Quanti voti ha preso alle “municiparie”? Alle “municipali” del 2008 hanno messo la croce sul mio nome in 53 mila. Voto più voto meno”.